Sociologia
Karl Marx
Il punto di partenza del pensiero di Marx è la scissione moderna fra Stato e Società civile. Nella polis greca infatti non vi era distinzione fra sfera individuale e sfera sociale e quindi fra società e Stato. Nel mondo moderno, invece, l’uomo è costretto a vivere due vite: una in “terra” come borghese, nell’ambito dell’egoismo e degli interessi particolari della società civile, e l’altra in “cielo”, come cittadino, ossia nella settore dell’interesse comune. Tuttavia Marx ritiene quest’ultimo illusorio, in quanto non persegue il vero interesse comune, ma è strumento degli interessi particolari delle classi più forti. L’uguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge, difatti, non fa altro che presupporre e rafforzare la loro disuguaglianza sostanziale. Secondo Marx la falsa universalità dello Stato deriva dal tipo di società che si è formata nel mondo moderno, che si identifica nell’individualismo e nell’atomismo. Secondo il filosofo, la libertà individuale e la proprietà privata legalizzate dallo Stato post Rivoluzionario, non sono altro che proiezioni politiche di una società strutturalmente a-sociale o contro-sociale, in quanto accrescono le disuguaglianze reali fra gli uomini. L’idea di società di Marx si identifica con un modello di democrazia sostanziale o totale (comunismo), in cui vi è una fusione fra singolo e genere, individuo e comunità. Lo strumento per concretizzare la vera democrazia è in un primo momento il suffragio universale (Critica del 1843), successivamente è a rivoluzione sociale (Annali Franco-Tedeschi e Manoscritti economico-filosofici del 1844) che deve essere attuata dal proletariato, in quanto classe priva di proprietà soggetta all’alienazione prodotta dalla società borghese. Dunque all’idea dell’emancipazione politica che mira alla democrazia e all’uguaglianza formale, Marx contrappone l’idea di un’emancipazione umana che mira alla democrazia e all’uguaglianza sostanziale.
Nei confronti dell’economia borghese, Marx assume un duplice atteggiamento: da una parte la considera espressione teorica della società capitalistica, dall’altra la accusa di dare un immagine globalmente falsa del mondo borghese e la rimprovera di eterizzare il sistema capitalistico come se fosse il modo naturale, immutabile e razionale di produrre e distribuire la ricchezza e non come un sistema economico fra tanti. Tale sistema non fa inoltre attenzione al tratto caratterizzante dell’opposizione tra capitale e lavoro salariato, ossia tra borghesia e proletariato. Questo contrapposizione viene espressa col concetto di alienazione. Tale concetto viene inteso da Feuerbach come una condizione patologica di scissione, di dipendenza e di auto estraniazione che è ancora una fatto coscienziale. Marx accetta questa struttura formale ma si differenzia poiché l’alienazione è per lui un fatto reale, di natura socio economica, poiché si identifica con la condizione storica del salariato nella società capitalistica. L’alienazione dell’operaio è descritta dal filosofo sotto quattro aspetti fondamentali:
o l’operaio è alienato rispetto al prodotto del proprio lavoro poiché produce un oggetto (il capitale) che non gli appartiene e che gli viene sottratto;
o l’operaio è alienato rispetto alla propria attività la quale è un lavoro forzato e costrittivo, diventando uno strumento ai fini estranei, per il profitto del capitalista. L’uomo si sente “bestia” quando dovrebbe sentirsi uomo, e si sente uomo quando fa la bestia, ossia mangiare, bere e procreare;
o l’operaio è alienato rispetto alla propria essenza che è quella del lavoro libero creativo, universale e non del lavoro forzato, ripetitivo e unilaterale;
o l’operaio è alienato rispetto al prossimo per il rapporto conflittuale col capitalista e quindi con l’umanità in genere.
La causa dell’alienazione è quindi la proprietà privata dei mezzi di produzione, grazie alla quale il capitalista può espropriare l’operaio del suo lavoro e della sua umanità. La dis-alienazione secondo Marx si identifica con il superamento del regime della proprietà privata attraverso il comunismo. Di conseguenza per Marx la storia è vista come luogo della perdita e della riconquista, da parte dell’uomo, della propria essenza.
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