Sociologia

Max Weber

 
è uno tra gli studiosi più rilevanti della modernità, tra i sociologi su cui è stato versato più inchiostro nella storia. Ciò a testimonianza della sua importanza, soprattutto nel campo della metodologia delle scienze storico-sociali. Nasce a Erfurt, in c, nel 1864 ed è figlio di una agiata famiglia borghese. Sin dalla infanzia è vicino al mondo della politica e della cultura: il padre era stato membro del Parlamento tedesco e la casa era continuamente attraversata dai personaggi più influenti dell’intellettualità tedesca del tempo.
All’apice della sua carriera, nel 1897, dopo aver ottenuto la cattedra di economia politica in due università tedesche, è colpito da una grave forma di depressione e, con la moglie, intraprende numerosi viaggi per tutta l’Europa. Solo nei primi anni del ‘900 riprende la sua attività di studioso e poi quella di docente. È in questo periodo che scrive i maggiori saggi di metodologia delle scienze storico-sociali ed è tra i fondatori della Società tedesca di sociologia.
Le ricerche metodologiche compiute da Weber trovarono una concreta applicazione in uno dei suoi lavori fondamentali: L’etica protestante e lo spirito del capitalismo. Il sociologo è stato spesso considerato il “Marx della borghesia” in quanto condivideva, col padre del comunismo, la considerazione che il capitalismo fosse l’aspetto dominante della civiltà moderna.  
Ma cosa distingueva Marx da Weber? La critica mossa da Weber non consisteva in uno stravolgimento o in una mancanza di condivisione delle analisi sulle origini del capitalismo compiute da Marx, ma nella pretesa di assumere, da parte di quest’ultimo, un punto di vista univoco per comprendere la realtà. Per il sociologo, l’errore stava nell’aver elevato il fattore economico a unico dato determinante per comprendere la storia, tralasciando innumerevoli altre influenze. Secondo Weber, l’agire umano è qualcosa di complesso e le spiegazioni monocausali finiscono sempre per essere grossolane. Dunque, il marxismo può e deve essere recuperato come uno dei modi di spiegare ed intendere la realtà, mai come il solo, mostrando i vari rapporti che intercorrono tra fattori economici e fattori extraeconomici.  
Il capitalismo, al contrario, è un fenomeno storico specifico che si sviluppa pienamente e unicamente, condizionando qualunque aspetto della vita sociale, nell’Occidente moderno.
Le sue caratteristiche distintive sono dunque: 
  • una ricerca del guadagno compiuta con metodi razionali, al fine di produrre continuamente ricchezza;
  • non è avidità smodata di guadagno fine a se stessa ma, al contrario, una sorta di inibizione di questo impulso, giudicato da Weber “irrazionale”;
  • una diversa organizzazione del lavoro che deve essere (formalmente) libero. 
Weber elenca altre caratteristiche peculiari del capitalismo moderno, tra cui le possibilità tecniche e le nuove conoscenze scientifiche. Ma poi, e qui sta la sua originalità, aggiunge che all’origine del fenomeno  si colloca un mutamento radicale della mentalità, un’etica tesa ad abbracciare una nuova condotta pratica e determinati e differenti stili di vita. 

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